Ogni suo movimento del quale si abbia notizia fa scattare una serie di azioni per recuperare ciò che deve all'erario.
"Imposte evase, pene pecuniarie ed interessi": questa l'originaria contestazione ed un provvedimento mai impugnato. Condannato nel 2005 con sentenza definitiva della Corte di Cassazione a versare 30 milioni di euro all'erario, Diego Armando Maradona può tornare in Italia, a Napoli ma qui non può guadagnare un euro nè comprare nulla.
"Imposte evase, pene pecuniarie ed interessi": questa l'originaria contestazione ed un provvedimento mai impugnato. Condannato nel 2005 con sentenza definitiva della Corte di Cassazione a versare 30 milioni di euro all'erario, Diego Armando Maradona può tornare in Italia, a Napoli ma qui non può guadagnare un euro nè comprare nulla.
Per i suoi 50 anni, il 30 ottobre vorrebbe festeggiare al San Paolo.
A Napoli il festeggiato darà spettacolo, Bagni ne è sicuro: «Diego è in grande forma. E poi lui può giocare anche da fermo». L’unico ostacolo al progetto è il fisco italiano.
"Nella vita ho avuto tutto, una famiglia che adoro, una carriera ricca di soddisfazioni e oggi non ho più bisogno di nulla. Il mio solo desiderio è di tornare a Napoli per riabbracciare la gente che non mi ha mai dimenticato e dove ho vissuto anni bellissimi". Queste le parole del Pibe e dagli schermi di Goal di Notte arrivano gli aggiornamenti dell'amico fidato Salvatore Bagni, incaricato dal campione argentino di organizzare il tutto: "Maradona vuole risolvere una volta per tutte le sue pendenze con il fisco italiano. Non intende accettare soluzioni di comodo... Sequestrare l'incasso della festa aspettando una conciliazione con il fisco? Si... questa potrebbe essere l'unica soluzione..."
Una lunga vicenda quella di Diego e le tasse, iniziata nel 1989 quando Maradona, Alemao e Careca furono sottoposti a verifica fiscale da cui emerse che parte dei loro stipendi di lavoratori dipendenti della SCC Napoli proveniva da alcune società estere che detenevano i loro diritti d'immagine.
Per la legge italiana i tre giocatori e la società azzurra avevano evaso il fisco e mentre Alemao, Careca e Ferlaino, ricevuta la notifica degli atti proposero regolare ricorso limitando i danni grazie ad un'assoluzione in secondo grado di giudizio dalla Commissione tributaria di secondo grado, un Maradona "irreperibile" non avendo ricevuto l'avviso di accertamento non riuscì a difendersi.
La Cassazione, considerando comunque valide le notifiche, nel 2005 lo ha condannato al pagamento di un importo che ad oggi, per gli interessi maturati, raggiunge i 37 milioni e 250 mila euro dovuti all'agenzia delle entrate per il tramite di Equitalia.
Si ricordi che Diego è stato sollevato dall'accusa penale di evasione fiscale, ma questo per il fisco non ha importanza.
Maradona sa bene cosa rischia quando torna in Italia, ma se, com'è stato annunciato, si tratterà di una festa del cuore senza alcun compenso per lui, allora non verrà applicata alcuna misura.
Dal canto loro Maradona e Bagni si dichiarano comunque pronti a devolvere l'incasso in beneficenza.
Fonti:
napolisport.net
leggo.it
ilmattino.it
amonapoli.it
A Napoli il festeggiato darà spettacolo, Bagni ne è sicuro: «Diego è in grande forma. E poi lui può giocare anche da fermo». L’unico ostacolo al progetto è il fisco italiano.
"Nella vita ho avuto tutto, una famiglia che adoro, una carriera ricca di soddisfazioni e oggi non ho più bisogno di nulla. Il mio solo desiderio è di tornare a Napoli per riabbracciare la gente che non mi ha mai dimenticato e dove ho vissuto anni bellissimi". Queste le parole del Pibe e dagli schermi di Goal di Notte arrivano gli aggiornamenti dell'amico fidato Salvatore Bagni, incaricato dal campione argentino di organizzare il tutto: "Maradona vuole risolvere una volta per tutte le sue pendenze con il fisco italiano. Non intende accettare soluzioni di comodo... Sequestrare l'incasso della festa aspettando una conciliazione con il fisco? Si... questa potrebbe essere l'unica soluzione..."
Una lunga vicenda quella di Diego e le tasse, iniziata nel 1989 quando Maradona, Alemao e Careca furono sottoposti a verifica fiscale da cui emerse che parte dei loro stipendi di lavoratori dipendenti della SCC Napoli proveniva da alcune società estere che detenevano i loro diritti d'immagine.
Per la legge italiana i tre giocatori e la società azzurra avevano evaso il fisco e mentre Alemao, Careca e Ferlaino, ricevuta la notifica degli atti proposero regolare ricorso limitando i danni grazie ad un'assoluzione in secondo grado di giudizio dalla Commissione tributaria di secondo grado, un Maradona "irreperibile" non avendo ricevuto l'avviso di accertamento non riuscì a difendersi.
La Cassazione, considerando comunque valide le notifiche, nel 2005 lo ha condannato al pagamento di un importo che ad oggi, per gli interessi maturati, raggiunge i 37 milioni e 250 mila euro dovuti all'agenzia delle entrate per il tramite di Equitalia.
Si ricordi che Diego è stato sollevato dall'accusa penale di evasione fiscale, ma questo per il fisco non ha importanza.
Maradona sa bene cosa rischia quando torna in Italia, ma se, com'è stato annunciato, si tratterà di una festa del cuore senza alcun compenso per lui, allora non verrà applicata alcuna misura.
Dal canto loro Maradona e Bagni si dichiarano comunque pronti a devolvere l'incasso in beneficenza.
Fonti:
napolisport.net
leggo.it
ilmattino.it
amonapoli.it
Molto interessante!
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